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Un Mare Di Fantasmi Nell’isola Di Ustica
Di solito la parola “fantasma” si riferisce a qualcosa di morto, spettrale vuoto o deserto. Ciò che di spettrale c’è in una rete fantasma è l’aura di morte che la circonda, un killer da condannare. Beh, forse è più corretto affermare che la responsabilità sia da cercare altrove.
In questo momento, i meravigliosi fondali dell’Area Marina Protetta di Ustica sono minacciati da attrezzi da pesca abbandonati.
| Ti starai chiedendo: ma è davvero così?
Dai fantasmi alla realtà
Tutto ebbe inizio in una giornata soleggiata e impegnativa sulla Linosa Sunshine Dive Boat nel bel mezzo dell’alta stagione, quando i subacquei di ogni livello o provenienza avanzano le richieste più disparate. Anche il gommone era a disposizione dei subacquei giornalieri che dovevano fare ritorno in porto in tempo per l’aliscafo per Palermo. Anche in questi casi, con subacquei a bordo e sotto la barca, troviamo sempre il tempo o l’occasione di fare una chiacchierata tranquilla con i nostri ospiti. Fu così che in una di queste chiacchierate a cuor leggero con un’ospite simpatica si iniziò a parlare di reti fantasma. Noi di solito tendiamo ad evitare di descrivere gli aspetti negativi dell’ambiente in cui viviamo e lavoriamo, ma talvolta, quando incontriamo delle persone sensibili e attente alle questioni ambientali finiamo inevitabilmente col condividere le nostre preoccupazioni.
A distanza di pochi mesi dopo, alla fine della stagione, mi trovai a compilare un modulo di richiesta di finanziamento per il progetto “Ghost Nets Removing in Ustica Island”
La cosa divenne seria. Ovvero, non è che prima non avessimo preso sul serio la questione, ma ora dovevo indicare su una mappa la posizione delle reti fantasma individuate nei fondali di Ustica, creare un progetto, fornire un budget di spesa, predisporre un piano di fattibilità, coinvolgere tutti gli attori necessari, controllare le autorizzazioni, valutare gli aspetti critici, descrivere le modalità operative ed evidenziare l’importanza della missione per l’ambiente e per la comunità locale, senza fare dichiarazioni del tipo “Vorrei la pace nel mondo” di una edizione di Miss Universo.
Esprimere a parole le nostre motivazioni e le nostre capacità, alla fine, non era proprio un compito semplice.
17 marzo 2023: l’accordo viene firmato e siamo incaricati ufficialmente di condurre la prima missione di recupero di reti fantasma focalizzata esclusivamente sull’isola di Ustica.
Andiamo a prenderle!
La primavera è arrivata ed è tempo di entrare in azione.
Fase 1 – Il Sopralluogo.
Dopo aver selezionato 5 siti fra tutti i punti intorno l’isola nei quali avevamo individuato delle reti abbandonate, li abbiamo monitorati ancora una volta per una ricognizione del substrato sottostante e delle dimensioni stimate delle reti, al fine di attivare, per ogni sito, le procedure specifiche del piano di azione.
Fase 2 – L’Azione.
Abbiamo effettuato una spedizione per ogni sito. La squadra subacquea era composta da operatori tecnici subacquei, subacquei professionisti, un biologo marino ed un operatore video-fotografico subacqueo, supportati dall’equipaggio del gommone di assistenza subacquea, con il delicato compito di gestire l’assistenza di superficie e il coordinamento delle operazioni. Due di noi si immergevano per pedagnare la rete e collegarla alla boa galleggiante, in modo da consentire ai pescatori con la propria imbarcazione il recupero della boa legata alla rete per issarla a bordo con il verricello. Durante il sollevamento, ci occupavamo di disincagliare accuratamente il groviglio di rete impigliata nel fondale, facilitandone il recupero a bordo.
Sito per sito, non andava mai allo stesso modo.
Per esempio: a Punta Falconiera siamo riusciti a recuperare la rete individuata in un colpo solo. La parete verticale in qualche modo ce l’ha resa facile ed eravamo abbastanza contenti di aver liberato lo scenario naturalistico da tale bruttezza, e anche l’itinerario archeologico sommerso situato nelle vicinanze aveva riottenuto il proprio fascino!
A Punta San Ferlicchio invece, siamo dovuti tornare due volte a causa di una seconda rete individuata, un po’ più a fondo, proprio durante le operazioni di recupero della prima. Era una rete molto voluminosa, quasi quanto la prima. Ai fini del progetto ne è risultato un intervento aggiuntivo, ma vuoi mettere la gioia di vedere questa porzione di fondale completamente ripulita?
Alla Secca della Colombara l’intervento è stato completato come previsto, non ne eravamo del tutto soddisfatti. La rete era così vecchia che ci siamo dovuti immergere più volte per raccogliere i diversi spezzoni che si sfaldavano durante il recupero. Abbiamo inoltre trovato una porzione di rete aggrovigliata a sviluppo verticale ed ancorata sul fondo, talmente ricoperta di vita marina concrezionata che abbiamo deciso di non toccarla: non era più una minaccia ed avremmo fatto più danno a recuperarla che a lasciarla sul fondo. Inoltre, vi è ancora un braccio della rete iniziale posizionata in prossimità di un’area ricoperta di gorgonie. Contiamo di intervenire al più presto, prima che la corrente possa spostarla danneggiando il coralligeno.
Allo Scoglio del Medico l’operazione si è svolta regolarmente e rapidamente: la rete si allungava su di un fondale più profondo di quanto stimato, ma non vi era corrente e siamo riusciti a giungere direttamente sulla rete senza dover pinneggiare a lungo, quindi avevamo tempo a sufficienza per includere del lavoro aggiuntivo. Questa rete, più di tutte le altre, aveva diversi granchi intrappolati. Lo Scoglio del Medico è uno dei siti subacquei più affascinanti dell’isola, è molto popolare fra i subacquei ed uno dei luoghi di pesca preferiti dei pescatori locali. Vi è un’abbondante fauna, ricca di specie pelagiche e bentoniche, quindi molto allettante per tutte le categorie.
Fase 3 – Il Conferimento.
A questo punto è l’Area Marina Protetta, insieme all’amministrazione locale, ad entrare in gioco. Le reti recuperate vengono conferite come rifiuti speciali, in base alla normativa e alle procedure locali, e trasportate “a terraferma” per un eventuale processo di riciclo. Rimane possibile una terza opzione: il riutilizzo, soluzione che preferiamo in quanto la migliore fine che una rete possa fare.
Scopri le farfalle
Quando abbiamo recuperato la prima rete fantasma ero emozionata per il successo dell’operazione ed affascinata dalla biocenosi presente sugli spezzoni di rete. Ancora con la muta addosso, li fissavo per tutta la durata della navigazione di rientro al porto ed avrei voluto a fianco a me un esperto per spiegarmi di quali specie si trattasse e se vi potessero essere specie aliene.
Nei giorni a seguire ho chiamato un mio amico, un biologo marino, e gli ho raccontato cosa avevo in mente. “Non è uno spreco lasciare che le concrezioni rimangano ad essiccarsi al sole quando potrebbero essere analizzate e studiate da ricercatori e magari fornirci qualche nuova informazione? Voglio dire, non è che le reti fantasma si recuperano ogni giorno?!” . Lo vedevo sorridere all'altro capo del telefono mentre mi forniva il recapito di un paio di ricercatori per poter chiedere loro, qualora fossero stati interessati, di prendere parte alle operazioni e di essere presenti durante la fase di recupero delle reti.
Diverse settimane più tardi, una piccola squadra di studenti dal Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali dell’Università di Catania venne inviata in missione sull’isola di Ustica per esaminare le specie concrezionate sulle reti recuperate, alla ricerca di specie aliene.
| “Devo pur sopportare qualche bruco se voglio scoprire le farfalle”.
La Questione della Pesca
Fondamentalmente, la missione consisteva nella rimozione dal fondale delle reti fantasma, perse o abbandonate, ma che continuano ad intrappolare ed uccidere la vita marina. L’ Area Marina Protetta impone numerose restrizioni sulla pesca locale e la flotta peschereccia usticese conta giusto qualche imbarcazione autorizzata. Tuttavia, alcune forme di pesca con la rete sono consentite e vista la conformazione dei fondali e le correnti, queste reti occasionalmente rimangono incagliate o si perdono. Il recupero delle reti ha ripristinato i paesaggi sommersi incontaminati riportando in vita le specie bentoniche. Nonostante il regolamento dell’area marina protetta sia molto restrittivo – tanto è vero che la pesca sportiva con il fucile è totalmente vietata in tutta l’area – la sorveglianza ed il controllo sono ancora deboli. Dall’altra parte, anche i pescatori artigianali sono poco supportati nella gestione delle reti smarrite e incagliate, ed è difficile valutare o applicare diversi metodi di pesca ovvero trovare alternative completamente diverse dalla pesca stessa.
Fra l’altro, mentre le attività di pesca possono essere monitorate, regolamentate o riformulate, la perdita degli attrezzi da pesca è un fallimento per l’intero settore: l’attività della pesca, il turismo locale e soprattutto l’ambiente. Una volta che la rete si trova sul fondo del mare, non vi è – ancora – l’obbligo per nessuno di recuperarla, né per i pescatori, né per la comunità locale. La rete rimane lì ed è accettata da tutti come una cosa persa in fondo al mare. Ma niente in natura semplicemente “rimane lì” e basta, e mentre la natura stessa trova una sua strada, l’azione della rete continua nella direzione sbagliata, determinando appunto il fallimento di tutto il processo.
Il Tassello Mancante
In conclusione, il processo si rivela un successo in termini di conferimento, trasporto ed eventuale riciclo, che sono le fasi già ben stabilite del processo. Il comune gestisce su base quotidiana il conferimento dei rifiuti e si fa carico, insieme alla Capitaneria di Porto, di gestire i rifiuti provenienti dal mare come rifiuti speciali.
Quindi, il pezzo mancante dell’intero processo è il recupero. E qui è dove entriamo in azione noi. La quantità di reti recuperate dalle varie operazioni sta diffondendo fra gli attori locali la consapevolezza di ciò che si trova sott’acqua, rendendo visibile quello che normalmente è lontano dagli occhi, nascosto sotto la superficie dell’acqua, e lontano dal cuore.
Siamo fermamente convinti di essere state le persone giuste al momento giusto per questo progetto. Prima di tutto perchè ci ha dato la possibilità di agire in termini concreti e in modo sistematico contro una minaccia con cui dovevamo convivere. Ci veniva occasionalmente chiesto come favore di intervenire in aiuto per liberare una lenza o una rete da pesca, o di tentare di rimuovere porzioni di reti fantasma che incontravamo durante le immersioni guidate. Ma nessuna di queste pratiche sono la soluzione e soprattutto, non è saggio, in termini di sicurezza ed efficacia, incoraggiare azioni sporadiche e abbozzate, per la risoluzione del problema. Ghost Nets Removing in Ustica MPA ha realmente provveduto ad una soluzione concreta.
Non i primi, né gli ultimi, ma fondamentali.
In ogni caso, la nostra missione non è nulla di nuovo. Voglio dire, ci sono diverse organizzazioni ed associazioni in giro per il mondo che lottano contro le reti fantasma ed altri attrezzi da pesca abbandonati, coinvolti in operazioni più grandi ed impegnative della nostra. Si aggiunga che come prima area marina protetta istituita in Italia, con alle spalle più di 30 anni di regolamentazione e attività di conservazione, sarebbe impensabile trovare delle reti fantasma di dimensioni imponenti.
Tuttavia, le piccole reti minacciano le pareti di coralligeno, specie ed habitat sensibili dei fondali ed è oltretutto inaccettabile avvistare qualsiasi attrezzo da pesca abbandonato durante le immersioni subacquee in uno delle migliore destinazioni subacquee del Mediterraneo.
Noi faremo del nostro meglio per soddisfare questa aspettativa.
Ringraziamenti Finali
Il successo è sempre il risultato di un’intera squadra che lavora bene insieme. Non possiamo astenerci dal menzionare i giocatori in campo, a cui va la nostra gratitudine.
Coinvolgere i pescatori nelle operazioni ci ha dato la possibilità di consolidare un legame speciale con loro, abbattendo il muro che solitamente si erge fra loro e noi operatori subacquei. Hanno apprezzato la nostra missione ed intendono cooperare in un gruppo di lavoro costituito da attori locali al fine di prevenire ulteriori reti fantasma e attrezzi da pesca abbandonati in mare.
La partecipazione dell’Area Marina Protetta era imprescindibile in quanto qualsiasi operazione in mare a Ustica deve essere autorizzata o resa nota all’ente gestore. Ma era più di questo: il direttore in persona ha seguito le operazioni ed è intervenuto nei problemi che sorgevano lungo il percorso. Soprattutto l’area marina protetta ha fornito il maggior contributo in termini di divulgazione in quanto ha finanziato l’intero report video fotografico della missione.
La Guardia Costiera è stata un partner altrettanto importante. Sfortunatamente in Italia la burocrazia è farraginosa anche a mare! Ma il comando locale è stato molto efficiente nel provvedere alle autorizzazioni al fine di farci operare nel rispetto della legge e alla presenza in mare in caso di emergenze.
Lo ammetto, il fardello maggiore per noi era il conferimento. È qui che l’intervento del Comune di Ustica ci è venuto in aiuto, in quanto unica autorità che potesse farsi carico di questo problema, permettendoci di procedere con le operazioni senza lo stress di pensare a cosa avremmo fatto delle reti una volta recuperate.
Le studentesse e gli studenti dell’Università di Catania hanno dato un contributo prezioso al progetto, conducendo uno studio sulla fauna associata alle reti fantasma e al loro impatto sull’ambiente sottomarino. Non vediamo l’ora di conoscerne i risultati!
Da’ un’occhiata a questo video >>> ed avrai il quadro completo della nostra missione in soli 12 minuti di riprese cariche di contenuti di valore e di immagini straordinarie. Ilvideo trasmette concetti e sentimenti in modo chiaro e conciso, grazie al giovane ma esperto filmaker Stefano, il quale insieme il fratello fotografo Mathia, hanno preso parte alle nostre immersioni condividendo i nostri traguardi, i nostri fallimenti e le nostre difficoltà.
Ultimo ma non ultimo, è alla Sicily Environment Fund, la fondazione finanziatrice, che va tutta la nostra gratitudine per aver permesso la realizzazione di questo progetto. Siamo onorati che Gaia e Ambra abbiano riposto in noi la loro fiducia per i loro primi progetti di partnership per la conservazione marina. Sono veramente felice che le nostre strade si siano incrociate e personalmente soddisfatta per aver condiviso una missione con due donne determinate ed appassionate come poche.
Autrice: Tatiana Geloso
Co-owner of Mare Nostrum Diving, Entrepreneur, Professional Diver, Scuba Instructor & Ocean Advocate
Attori:
Danilo Genovese - Co-owner of Mare Nostrum Diving, Entrepreneur, Professional Diver, Commercial Diver & Surveyor
Mare Nostrum Diving - Recreational & Commercial Dive Operator, SEF Grantee.
Stefano & Mathia Coco - Riccio Blu Visual Communication
Felice & Gioacchino Caminita - Local Fishermen Soc. Coop. C. Colombo
Davide Bruno - Director MPA Ustica Island
Com.te Aldo Spagnolo - Coast Guard
Alessandro, Roberta - Professional Divers & Mare Nostrum Diving Project Supporters
Biologi Marini:
Marco Spoto - Diver
Giulia Aversa - MPA Consultant
Francesco Tiralongo - Chief Researcher Study on the fauna associated with ghost nets
Grantor:
Sicily Environment Fund
Gaia Agnello
Ambra Messina